Coaching, branding, o niente di tutto?

Coaching: gran Bella parola, vero? Ma quanti ce ne sono di coach?

Prova a digitarla su Google e poi vedi quanti risultati.

Negli ultimi dieci anni, in particolare negli ultimi cinque, sono cresciuti come funghi.

Poi però voglio vedere quanti di loro sono in grado di farlo bene, focalizzandosi su un servizio specifico ed essere veramente efficaci con i propri clienti.

Non devi guardare solamente quante persone hanno “salvato” o con quante persone hanno collaborato. Spesso questi numeri sono “relativi”.

Piuttosto, come possono aiutare TE?

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Attenti a quelli che cercano continuamente la folla, da soli non sono nessuno

Charles Bukorwski

Ma cos’è esattamente il coaching?

Qual è il problema principale di essere un coach e fare coaching?

Parte tutto da questa domanda e voglio iniziare a risponderti con alcune spiegazioni.

  • Il coaching è una partnership con i clienti che, attraverso un processo creativo, stimola la riflessione, ispirandoli a massimizzare il proprio potenziale personale e professionale (ICF International Coach Federation)

Pertanto il coaching è una strategia di formazione che, partendo dall’unicità dell’individuo, si propone di operare un cambiamento, una trasformazione che possa migliorare e amplificare le potenzialità per raggiungere obiettivi (che siano personali, di team oppure manageriali, sportivi o privati).

Quindi si focalizza sul cambiamento, con lo scopo di dare strumenti adeguati ed efficaci per aiutare i clienti a costruirsi un futuro che desiderano, mettendo in atto delle azioni.

Qual è il lavoro di un coach?

Partendo dal presupposto che tutte le persone hanno delle abilità latenti, il suo obiettivo è quello di scoprirle ed insegnare ad usarle.

E per qualcuno qui “casca l’asino”!

Ti chiederai: “ma se il coach non conosce queste abilità, come fa?”

Prima di tutto non è l’insegnante delle abilità tecniche, ma:

  1. Scoprire ed allineare gli obiettivi che il cliente desidera raggiungere, per poi guidarlo al raggiungimento di questi.
  2. Far in modo che le soluzioni e le strategie da seguire emergano dal cliente stesso, lasciandogli piena autonomia e responsabilità.

E ma allora ce ne laviamo le mani!

No, non è esatto.

In realtà l’unico vero insegnamento è proprio quello di dare “motivazione” ai clienti per avere il coraggio e la forza di fare da soli.

Grazie all’attività svolta dal coach, i clienti sono in grado di apprendere ed elaborare le tecniche e le strategie di azione che permetteranno loro di migliorare sia le performance che la qualità della propria vita.

Vorrei concludere queste righe di concetti specificando che:
  • Il coach è un professionista che lavora fianco a fianco dei clienti
  • Non necessariamente deve sapere le abilità tecniche specifiche di ogni cliente, ma deve comunque informarsi ed avere una panoramica generale dell’ambiente in cui va ad operare (altrimenti diventa un consulente).
  • Un bravo coach potrebbe anche essere un consulente (anche perché nessun cliente si “accontenterà” mai di ricevere solo domande per far capire le proprie abilità), infatti un cliente vuole anche essere aiutato nella scelta con un consiglio ed un parere professionale. È ovvio che in questa particolare situazione, il coach deve essere molto preparato.
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Proprio su quest’ultimo punto qualche coach potrebbe avere da ridire, ma dipende proprio da che “tipo” di coach.

Mi spiego meglio.

I migliori coach in assoluto, sono focalizzati su un settore: non sono generici o generalisti, ma sono tecnici di quell’ambito specifico.

Ti rifaccio la domanda: vai su Google e digita coach, quanti ne trovi?

Sono un’infinità, negli ultimi anni sono cresciuti a livello esponenziale, andando a creare quante più sottocategorie.

Ma la stragrande maggioranza si racchiudono in tre macro categorie:

  1. Business – specifico per le aziende e gli imprenditori
  2. Sport – preparatori mentali per sportivi e squadre
  3. Life – orientato alla vita privata del cliente

Quelli bravi si sono specializzati e, soprattutto, focalizzati in un settore che li ha resi più celebri, ma anche più “tecnicamente ricercati”.

Ecco quindi la nascita di sotto o micro categorie, all’interno delle quali si possono trovare professionisti che sono focalizzati in quel segmento. Il resto…..gregge!

Eppure ce ne sono moltissimi che hanno un seguito, riescono a fare diversi clienti facendo diventare il coaching il loro lavoro.

Anche in questo caso c’è una bella distinzione da fare, infatti nonostante siano riusciti a crearsi un portafoglio clienti, dipende come e chi.

Come hanno ottenuto questi clienti?

La rete, il network è lo strumento fondamentale, quello che si sono riusciti a creare, ha influito notevolmente sull’immagine.

Ma questo network potrebbe essere realizzato in due modi:

  1. tramite conoscenze, le quali sono amici, che ti danno una mano per partire;
  2. tramite un lavoro di marketing ben studiato.

In entrambi i casi, partono da zero, senza esperienza e senza conoscenza tecnica, oltre al fatto che tutti i clienti che acquisiranno, sono praticamente dei veri e propri tirocini.

Ma nel primo caso, soprattutto nel mondo life-coaching, il rischio è quello di essere “motivatore di amici”.

Ma tu che sei un professionista, hai proprio bisogno di uno così? Attenzione!

Diventeranno bravi?

Lo spero bene, perché se non lo diventeranno, recheranno danni incalcolabili sia per tutti coloro che invece lo fanno in modo molto più professionale, sia e soprattutto, a tutti i loro clienti.

Come ben sai, in ogni settore esiste questo rischio, ed in ogni settore, ci sono questi personaggi che vanno a vanificare il lavoro di veri professionisti.

Ma mentre in alcuni casi c’è un vero e proprio albo professionale, in questo caso no. Ti affidi.

Ecco che allora ti ripeto la frase riportata sopra: “La cosa più importante è che, un coach, deve saper aiutare te, sia in grado di soddisfare le tue esigenze”.

Ahimè, le statistiche stanno a tuo sfavore, infatti avrai una probabilità altissima di trovare uno di questi “esperti” nella vanificazione. Quindi fai molta attenzione.

Come fare a riconoscere un coach?

Per esempio, Branding Efficace usa sia strumenti di coaching che strumenti professionali, abbinandoli alle necessità del cliente.

Quindi è un professionista, è un coach ed è un consulente.

Branding Efficace utilizza lo I.O.S. che è una metodologia focalizzata sull’imprenditore e sul libero professionista.

Questo metodo esalta tutti gli strumenti per un Personal Branding e un’organizzazione efficace.

Focus, parola chiave per elevarsi alla specificità, per evitare di essere un generalista.

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Walter Nicoletti Dovesi